venerdì 13 aprile 2012

I PARCHI NATURALI DI SHARM EL SHEIKH E DEL SINAI - II PARTE


Prosegue la nostra scoperta dei Parchi naturali e questa volta ci spostiamo un pochino da Sharm el Sheikh partendo da Taba e finendo ad Abu Galum.


Taba si trova nel Golfo di Aqaba quasi al confine con la penisola araba e nella parte ovest si estende l’area protetta che occupa una superficie di circa tremila chilometri quadrati.
Ricca di paesaggi, animali e piante questo Parco presenta un territorio in prevalenza roccioso, con canyon e valli. Le grotte naturali che vi si trovano portano la testimonianza delle popolazioni preistoriche che hanno abitato la zona e che hanno lasciato importanti tracce di arte rupestre, con dipinti di animali ormai estinti e disegni religiosi.
Sempre nell’area di Taba  si trovano i cosiddetti “nawamis”, delle tombe tipiche del deserto del Sinai. Queste tombe in pietra hanno forma circolare, e, in base alle ossa ritrovate al loro interno, sono stati datati tra il 4000 a.C. e il 3150 a.C. 

La flora è presente con circa 480 varietà di piante  di cui molte in via d'estinzione mentre la fauna è rappresentata da 25 specie diverse di mammiferi (gazzelle, stambecchi della Nubia, iraci) 50 generi di uccelli (otarde e avvoltoi egiziani) e 24 di rettili.
Il parco di Taba include anche l’isola del Faraone o  Isola di corallo.
L’isola  si trova a pochi chilometri dalla costa ed è dominata da una fortezza del XII secolo che fu costruita dai crociati e poi utilizzata dal sultano Saladino.


Si chiama Ein Kid la più grande oasi nel sud del Sinai. Questa oasi in mezzo al deserto è una macchia di piante, colori e di rocce di granito tra il giallo idominante della sabbia. Per arrivare all’oasi si percorre un sentiero fiancheggiato da rocce granitiche con colori spesso vicini al rosso e sfumature davvero particolari.
Una miscellanea di colori che va dal verde della vegetazione, al giallo della sabbia, al rosse delle rocce e al blu intenso del cielo rendono magica questa oasi che è luogo di sosta dei beduini che vivono nel Sinai soprattutto per la presenza di una sorgente e di un profondo pozzo, piante di datteri, piante da frutto e tantissime acacie.


All’altezza di Nuweiba si trova un’altra oasi protetta Ein Umm Ahmed che si raggiunge solo con la jeep o con i cammelli. Ein Umm Ahmed significa “la sorgente della madre di Ahmed”, ad indicare la grande fertilità di tutta l’area dell’oasi che si trova a 600 metri di altezza e sorge su un letto secco di un fiume e il suo clima è particolarmente secco. Palme di datteri, ulivi, fichi e limoni, pomodori, menta e basilico crescono tra rocce dai tanti colori e il cielo di un blu intensissimo.
Il segnale che questa oasi è molto ricca di acqua è la presenza di tante piante di menta che hanno bisogno di moltissima acqua per crescere e le tante sorgenti che qui si trovano sono tra l’altro importantissime per le carovane dei beduini che si spostano nel deserto del Sinai e per gli abitanti dell’oasi anch’essi beduini.
Gli abitanti dell’oasi vivono principalmente di agricoltura e allevamento di bestiame ma hanno anche imparato a convivere con il turismo. E’ infatti possibile passare anche la notte all’interno dell’oasi e affidarsi alle guide beduine per visitare l’area protetta.

Tra Nuweiba e Dahab si trova un’altra bellissima oasi chiamata Ein Khudra, un piccolo paradiso verde che si stende tra dune e distese di sabbia.
Ein Khudra, che significa Oasi verde, prende questo nome proprio dalla presenza di una vegetazione ricchissima grazie alla presenza di sorgenti di acqua dolce che servono per  irrigare le enormi palme da dattero, gli alberi da frutto (agrumi e fichi) e gli ulivi che vi crescono all’interno.


L’oasi oltre ad essere importante dal punto di vista geologico e paesaggistico lo è anche dal punto di vista storico trovandosi sulla strada dei pellegrini che si spostavano dal Monastero di Santa Caterina a Gerusalemme e viceversa. Tantissime iscrizioni e graffiti sono stati ritrovati sulle rocce intorno all’oasi  e testimoniano il passaggio di Nabatei, Greci, Romani, Bizantini e Cristiani e la prova della sua antichissima esistenza è data dalle citazioni che si trovano nella Bibbia.
Si dice che la stessa famiglia di beduini sia presente da millenni in questa oasi e che abbia imparato a sfruttare nella maniera migliore l’agricoltura, l’allevamento, le piante medicinali, il foraggio per gli animali anche se, con lo sviluppo del turismo e il cambiamento del clima, la parte coltivata si è andata sempre più restringendo.
Il progetto internazionale Trust Makhad, che sostiene l'ambiente e il patrimonio naturale delle popolazioni nomadi del mondo, tutela l’oasi naturale attraverso la costruzione di piccole dighe, costruzione di  pozzi con acqua potabile, una scuola, una scuola per le erbe medicinali, un centro artigianale, un rifugio, servizi igienici e anche un museo beduino.


Passiamo ora al Canyon colorato che si trova a  circa 12 chilometri a nord di Nuweiba e circa un’ora e mezza da Sharm El Sheikh ed è un luogo straordinario: rocce colorate, pareti giallo ocra, giallo paglia, viola, rosso, marrone, lilla e oro sono uno spettacolo da non perdere. Si tratta di una spaccatura profonda circa dieci metri, con pareti ripide che a volte raggiungono anche i 40 metri di altezza e il metro di larghezza e colori che sono dovuti alla presenza di ossido di ferro e ossido di manganese.
Il Canyon colorato viene fatto esclusivamente a piedi con percorsi non facili anche se l’intervento dell’uomo lo ha reso più agevole con l’introduzione di scalette di legno e sostegni.

Il protettorato di Santa Caterina, invece, è una zona protetta enorme che occupa una superficie di circa cinquemila chilometri quadrati e comprende  la parte centrale e meridionale del Monte Sinai e il monte più alto d’Egitto il Gabel Katharina di 2600 metri d’altezza. Il parco prende il nome dal Monastero che si trova a 1500 metri d’altezza e che fu costruito durante il regno di Giustiniano (530 d.C.) sui resti di un’antica chiesa e che prese il nome di Monastero di Santa Caterina nel XI secolo quando furono ritrovate nelle vicinanze le spoglie di Santa Caterina d’Alessandria che furono seppellite nella basilica.
Nel 2002 il Monastero di Santa Caterina è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per l’importanza storico-religiosa, per l’architettura bizantina e per la grande quantità di manoscritti, libri sacri, icone e altri oggetti conservati al suo interno.

Una caratteristica del protettorato di Santa Caterina è il territorio prevalentemente roccioso e circa l’80% delle rocce presenti nel parco hanno seicento milioni di anni.


Ricco di vegetazione vi si trovano circa 320 specie vegetali di cui una ventina si trovano solo nel parco di Santa Caterina e in nessun altro posto al mondo. La flora presente nel parco rappresenta il 40% del totale della flora dell’intero Egitto. 

Per quanto riguarda la fauna la maggiore presenza è rappresentata dai rettili (circa 40 specie tra il serpente striato del Sinai e il cobra di Innes), si trovano poi iraci delle rocce, lo stambecco della Nubia, la gazzella Dorcas, la volpe rossa, la volpe di Blanford, il leopardo del Sinai, gatti selvatici e iene. Tra gli uccelli si possono ammirare la sassicola nera dalla corona bianca, il fringuello rosa del Sinai e lo storno di Tristano. 
Se siete fortunati potreste incontrare la farfalla più piccola al mondo “la bacchetta blu del Sinai”.

Nelle vicinanze del Monastero di Santa Caterina, si trova il Deserto blu una valle dall’aspetto lunare e che deve il suo nome all’artista belga Jean Verame, che nel 1981 con il permesso del presidente egiziano Sadat e delle Nazioni unite dipinse circa quattromila rocce di un intenso blu per commemorare la fine della guerra tra Egitto e Israele e scelse il blu come simbolo di pace e fratellanza utilizzando dieci tonnellate di vernice acrilica il grado di resistere al caldo e alla luce del sole e creando un’opera che non ha tempo.
Il Deserto Blu è un paradiso per i fotografi ma anche un luogo ideale per arrampicarsi sulle pareti rocciose.

L’area protetta di Abu Galum di 500 chilometri quadrati si estende tra Nuweiba e Dahab .
Il parco fu istituito nel 1992 e presenta un paesaggio molto vario: spiagge di sassi e conchiglie o sabbiose, montagne di granito rosa a strapiombo su un mare con un meravigliosa acqua di tante sfumature di azzurro.
Lungo la costa si trova una ricca vegetazione tipicamente mediterranea e non mancano i boschi di mangrovie. In totale nel parco sono state catalogate circa 170 specie vegetali.
All’interno, il parco è composto di montagne, pianure secche e aride e dune sabbiose.
Numerosi mammiferi vivono in questa zona: stambecchi della Nubia, iraci, volpi rosse, iene striate, lucertole, serpenti (cobra nero, vipera cornuta, lechide carenato di Burton).


Nel Parco di Abu Galum si trovano parecchi villaggi beduini tra cui uno dei più famosi è il Villaggio Maizena raggiungibile tramite jeep attraverso sentieri sterrati.
Nel Parco la pesca è legale solo per la popolazione beduina mentre è assolutamente vietato ai visitatori pescare o portare via dal parco qualsiasi cosa, dalle conchiglie, alla sabbia ed anche soltanto una foglia.
Poco distante dalle spiagge di Dahab si trova il bellissimo “Blu Hole” (buco blu) una depressione marina profonda circa 100 metri e larga circa 50 metri paradiso per i subacquei ma piuttosto pericolosa le forti correnti che creano ai sub inesperti parecchi problemi. Per chi si reca a Blu Hole è assolutamente obbligatoria la tappa di snorkeling


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